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L’ascesa del remote working

Negli ultimi due mesi, il remote working è diventato la norma per molte aziende italiane, un esperimento che ha portato a ripensare la struttura del lavoro e a riconsiderare l’importanza del fattore tecnologico

16 aprile 2020

Affinché il remote working non comporti una perdita in produttività, l'azienda deve essere trasparente e chiara sulle aspettative e sui compiti che devono essere svolti, stabilendo regole interne flessibili nel tempo che possano supportare e accompagnare i propri dipendenti

Luca Villani, Head of Corporate Solutions JLL Italia

In Italia, il lavoro agile nel 2019 coinvolgeva unicamente 570.000 dipendenti, corrispondente al 2% dei lavoratori, ed il 58% dei lavoratori smart era impiegato nelle grandi imprese. Oggi, è stato introdotto in massa dalle aziende – secondo i dati del Ministero del Lavoro a ben 554.754 lavoratori è stato chiesto di lavorare da casa - per garantire la continuità dei servizi ai clienti e l’operatività durante un’emergenza sanitaria senza precedenti.

Le aziende, i dirigenti e i dipendenti si sono trovati a dover garantire in maniera sostenibile ed efficace la qualità del lavoro, la cooperazione, il coordinamento, nonché i comportamenti che si vedono abitualmente in ufficio, restando a casa. Il luogo di lavoro (il mio ufficio) è venuto meno, l’orario di lavoro è più elastico per conciliare la vita professionale con gli impegni familiari, l’organizzazione diventa più orizzontale e fluida. Quanto sono state pronte le aziende ad implementare questa nuova modalità lavorativa? Forzare la mano sul remote working ci fa riflettere sui suoi vantaggi ma anche sui suoi limiti e su quelli delle aziende che lo stanno attuando.

Nella sua accezione più generica, il lavoro agile corrisponde ad una modalità lavorativa che permette al dipendente di lavorare al di fuori del tradizionale ufficio aziendale, portando le persone a trovare un equilibrio tra le esigenze lavorative e quelle personali, passando da una concezione del lavoro per sistemi tradizionali al lavorare per obiettivi.

Il lavoro agile aumenta notevolmente il benessere dei dipendenti, portandoli ad essere più produttivi e più creativi, consentendo così alle aziende di trarre un reale beneficio in termini di profitto - le aziende che hanno investito nel real estate hanno migliorato i loro profitti dal 19 al 31 per cento - e di talent retention; il 77% dei lavoratori afferma infatti di essere più produttivo quando lavora da casa mentre il 71% si definisce più soddisfatto del proprio ambiente di lavoro in quanto il remote working migliora l’equilibrio tra vita personale ed attività lavorativa.

Utilizzato dagli italiani in media una volta alla settimana, il lavoro agile necessita di un notevole investimento da parte delle aziende in tecnologia e trasformazione degli spazi fisici. “Garantire la condivisione di informazioni e documenti attraverso sistemi di comunicazione integrata che consentano l’accesso ai servizi aziendali in mobilità, e favorire la comunicazione e la collaborazione tra i dipendenti e con i clienti con sistemi di videoconferenza innovativi, sono elementi chiave per implementare con successo il lavoro agile” racconta Luca Villani, Head of Corporate Solutions JLL Italia.

Il limite dell’arretratezza tecnologica.

Se le principali grandi aziende sul territorio si sono trovate preparate, su altre realtà l’arretratezza tecnologica ha pesato notevolmente, così come il problema della connettività: 11,5 milioni di persone in Italia non hanno infatti a disposizione la banda ultralarga (fonte: Bando Infratel) e l’utilizzo in massa di internet - il digitale è oggi anche lo strumento privilegiato dalla didattica, dalla scuola primaria all’università – è stato tale da portare Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno, a richiedere alle piattaforme di streaming online una riduzione della qualità dei video per prevenire il sovraccarico di internet.

Diverse aziende hanno dovuto quindi investire in tecnologie per consentire ai dipendenti di lavorare a distanza (computer portatili, una VPN, sistemi di condivisione file, accesso a software essenziali, un telefono cellulare e WiFi ad alta velocità a casa).
“Anche se inaspettato, questo investimento potrebbe produrre dei ritorni nel tempo in quanto l'azienda potrebbe dover continuare un programma di lavoro agile anche una volta tornati alla nuova normalità” commenta Villani.

Adattarsi rapidamente ad una nuova cultura del lavoro

L'Italia culturalmente è molto curiosa, molto aperta e soprattutto attenta a quelli che sono i benefici del remote working, ma lavorare a distanza per un lungo periodo di tempo, mette a dura prova la flessibilità culturale di molte aziende, anche quelle più innovative. Le giornate di lavoro si allungano, inframmezzate da pause necessarie per poter gestire gli impegni famigliari e le incombenze domestiche, e disconnettersi diventa sempre più difficile: i lavoratori agiscono per reazione perdendo la capacità critica sulla gestione delle priorità, alcuni dipendenti si lamentano del livello di sfiducia da parte dei loro superiori che richiedono risposte tempestive a questioni di lavoro, mentre altri citano la pressione sociale di andare in ufficio e la preoccupazione di non poter incontrare i clienti.

“Affinché il remote working non comporti una perdita in produttività, l’organizzazione dev’essere trasparente e chiara sulle aspettative e sui compiti che devono essere svolti, stabilendo regole interne flessibili nel tempo che possano supportare e accompagnare i propri dipendenti” commenta Villani.  Dall’altro lato, anche i dipendenti devono rendersi conto che la fiducia è una strada a doppio senso e che con più autonomia deriva la responsabilità di rassicurare i datori di lavoro.

Lavorare da remoto significa abbracciare una concezione del lavoro flessibile in termini di spazio e di orari ma nel momento in cui questa modalità operativa si protrae per un lungo arco di tempo, quella che prima era considerata una filosofia manageriale innovativa del lavoro si sta velocemente trasformando in un nuovo paradigma.

Le aziende che daranno prova di resilienza e che sapranno abbracciare rapidamente l’ascesa del remote working, investendo nella salute e nella produttività dei propri dipendenti, anticiperanno una trasformazione inevitabile ed in alcuni casi già in atto delle società.

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